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Muoversi sulle strade: servono motivi e calma

Strade deserte, caselli vuoti, auto e veicoli parcheggiati mentre si combatte il Covid-19. Adesso #iostoacasa è la ricetta per vincere contro il coronavirus. Le Forze dell’Ordine controllano, e a tutti è richiesta una importante dote: la calma. Ma importante è anche ricordarsi il modulo di autocertificazione.
Autostrade Italia, Lombardia, Casello Pavia Sud sulla Milano Genova

Strade ormai semideserte nelle province della Pianura Padana e della Lombardia in generale. Solo nelle ore di punta, quando la gente va e torna dal lavoro si vede un po’ di movimento vitale di veicoli. Per il resto (fino ad apparire quasi strano) troviamo che la maggiore percentuale di veicoli per le strade padane sono camion, tir, autoarticolati. Sarà un impressione, ma sembrano anche di più rispetto a quanto la memoria ricordi condizioni di normalità. Quella normale viabilità che fino a pochi giorni fa appariva “stressante” e ora quasi ci manca. Anche senza quasi. Ci manca, punto.

Abbiamo notato anche un buon numero di vetture delle Forze dell’Ordine in giro per le “ronde”. Il che, pur a malincuore, si deve considerare in modo positivo. Qualche posto di blocco, o di accertamento a essere più precisi, in un raggio di una cinquantina di Km intorno al milanese e al pavese. Ma è probabile che nel corso della prossima settimana vadano ad aumentare, Si dice che i fermi delle auto siano casuali, ma se a bordo ci sono più persone abbiamo l’impressione che le probabilità dell’accertamento aumentino.

Ricordarsi modulo Autocertificazione

L’importante è avere con sé il modulo di autocertificazione debitamente compilato. E’ fondamentale per motivare il proprio spostamento, la direzione, l’obiettivo e il perché dell’essere per strada. Anche per evitare una multa di oltre 200 Euro.

La situazione non piace, è ovvio, ma misure tanto “forti”, quasi “Draconiane”, sono la contromisura giudicata dal nostro Consiglio dei Ministri idonea e utile a contrastare l’epidemia da Covid-19. Alias Coronavirus.

A pomeriggio inoltrato, poco prima dell’orario dei rientri a casa, i caselli autostradali dell’autostrada Milano – Genova sembrano costruzioni abbandonate. Come in un “Day After” che poteva capitare solo nell’immaginazione di un film apocalittico.

Ma almeno per un po’ di tempo, speriamo il più breve possibile, dovremo abituarci.

Perché come si è detto anche su Calderone.News adesso #iostoacasa non basta più per contenere la diffusione del coronavirus. Si stanno fermando anche i mezzi pubblici e le attività commerciali non indispensabili. Le richieste e le direttive dal governo non vogliono permettere rischi. E il primo rischio, molto temuto, è il collasso degli apparati medici e ospedalieri. Perché con i ritmi di infezione attuali non potrebbero reggere a lungo. Specie nel sud del Paese Italia.

Le misure si inaspriscono

Sarà il decesso del consigliere comunale di Piacenza Nelio Pavesi (68 anni) deceduto per coronavirus, sarà proprio il numero dei contagi che sale in modo esponenziale, ma le misure per il contenimento dell’epidemia si inaspriscono di giorno in giorno.

Il sistema sanitario sta arrivando ai limiti massimi di stress, avvisa il governatore Attilio Fontana. Quindi è necessario abbassare il numero dei contagi (i 10 mila non sono più solo un numero temuto). Per per non far collassare gli ospedali.
Infatti, proprio due giorni fa i governatori Fontana e Zaia, insieme ai 12 sindaci dei capoluoghi delle province della regione, hanno chiesto un ulteriore irrigidimento delle misure per il contenimento dell’epidemia. “È questa è la strada – dichiara il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – oltre a limitare drasticamente i contatti sociali è necessaria la chiusura delle attività commerciali non essenziali e del trasporto pubblico locale“.
Così diventa “non essenziale” anche circolare in auto per la città o in un paese per un motivo qualsiasi. Il rischio è di farsi fermare da una pattuglia della polizia stradale che vuole sapere da dove vieni e dove vai. E per quale motivo.

Cina “docet”

La chiusura della zona rossa del Lodigiano ha portato effettivamente a un calo dei contagi da coronavirus. Per questo, il pensiero diffuso tra i nostri governanti è “piuttosto di un’agonia che potrebbe durare mesi forse è meglio arrivare a una chiusura totale, così da bloccare definitivamente il contagio”.
Del resto “Cina docet”. In poco più di due mesi il numero dei malati per Covid-19 in Cina si è assestato. Ma cosa hanno fatto per fermare l’epidemia?

Li Zehua, ex giornalista di CCTV arrestato dai servizi di sicurezza cinesi, aveva mostrato sui social network l’isolamento che il governo cinese aveva imposto per contenere il contagio, ma aveva anche spiegato come l’azione draconiana delle autorità spesso si trasformasse in vere e proprie violenze sui cittadini. I suoi reportage raccontavano quella linea sottile che in caso di gravi crisi divide la libertà personale dalla sicurezza nazionale. Di Zehua da oltre una settimana non si hanno più notizie.

Ma noi non siamo la Cina. Siamo l’Italia. E con la buona volontà di tutti nel comprendere esigenze e necessità, di persone, automobilisti o motociclisti e delle Forse dell’Ordine, otteniamo i risultati. La calma, ricordiamoci che la calma è la migliore consigliera. Sempre.

MotorAge.it | Redazione

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