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Niki Lauda: una “vita spericolata”

Il tre volte Campione del Mondo di Formula 1 ha avuto tutto dell’eroe senza essere un eroe. Enzo Ferrari non gli voleva bene. Ma Niki Lauda è stato il vero, unico, archetipo di eroe della Formula 1.

Un Uomo straordinario

Difficile, difficilissimo scrivere della scomparsa di Niki Lauda. E non solo qualche lacrima annebbia un po’ la vista e il nodo in gola ha il sopravvento, ma anche per il rischio di sconfinare nella retorica. Proveremo quindi a fare un ritratto semplice del pilota austriaco, il più fedele possibile.

Lauda Campione del Mondo di Formula 1 nel 1975 e nel 1977 con la Ferrari e nel 1984 con la McLaren. Poi il maledetto incidente al Nurburgring nel 1976, le fiamme che divampano rapidamente dalla sua Ferrari, Arturo Merzario che lo estrae dalla macchina, lo salva e la corsa in ospedale. L’estrema unzione perché sembrava non ci fosse più nulla da fare, ma pur con molte ustioni e dopo alcuni giorni di coma Niki si risveglia.

E dopo decine di interventi dolorosi e una breve e faticosa convalescenza, torna al volante della Ferrari più combattente di prima. La ripresa dopo poche settimane, mentre James Hunt, biondo e bello gli rubava punti su punti. Il casco scavato all’interno perché le imbottiture non toccassero le ustioni. E l’ultimo disastroso gran premio in Giappone. Hunt resta in gara. Lauda si ritira.

Con i ferraristi è amore reciproco mai sopito, anche quando il Grande pilota austriaco lascia il Cavallino Rampante per altre esperienze. Lauda soprannominato “il computer”, perché non sbaglia mai e le sue curve sono una continua lotta contro la fisica vinta a ogni giro, quasi una metafora della sfida contro il destino che vincerà a più riprese.

Un carattere riservato, scambiato dai più come freddezza

Indimenticabile la grande rivalità in pista con James Hunt, completata da  dualismi tra i tifosi e una sincera amicizia a ruote ferme e motori ancora ticchettanti. Lauda che porta per le ultime volte a vincere l’Alfa Romeo in Formula 1, seppur in qualità di fornitore di motori per la Brabham. Poi diventa pilota d’aereo e fonda una compagnia sempre più importante, la Lauda Air che scomparirà e rinascerà dalle sue ceneri. Sempre ai comandi dei suoi Boeing 767 e non per esigenze di copione, ma per portare da un capo all’altro del mondo i suoi passeggeri con capacità di pilotaggio straordinarie. Indimenticabili gli atterraggi morbidi con i 767, frenate da Formula 1, full reverse e un sorriso ai passeggeri sulla scaletta.

Ma anche  i postumi di quel maledetto incidente che ogni tanto si fanno sentire, ricoveri e trapianto di reni e ancora lui che ha la meglio sul destino. Lauda che abbandona la Formula 1 e ci ritorna dopo qualche anno, vincendo il Mondiale del 1984 al volante della McLaren. McLaren da oltre 1.000 CV in qualifica, nessun controllo elettronico e frenetici punta tacco in scalata perché il cambio è manuale.

Senza dimenticare il Lauda prezioso consulente della Mercedes in Formula 1 che contribuisce a portarla sulle vette del mondo. E quei giri al limite a Fiorano con la Ferrari FF qualche anno fa: tanto divertimento e tempi da record; gli anni passano e la gran classe rimane.

Infine Niki Lauda pilota in terra e in cielo, quello stesso cielo che una lunga notte ha accolto.

Motorage.it – La redazione

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