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Lamborghini Urus: test nel mondo reale

Prima della parola Urus, viene Lamborghini. Un nome che significa fare cose esagerate. Quindi non stupisce che il SUV più veloce del mondo abbia anche un comportamento straordinario su strada, in pista e nelle condizioni off-road.

 

 

Oltre qualsiasi aspettativa

Il primo SUV della Lamborghini doveva essere, per forza di cose, il più veloce al mondo, il più sportivo e quello caratterizzato dalla migliore tenuta di strada possibile anche nella guida al limite in pista. Tutte qualità, che sono patrimonio del Lamborghini Urus, incredibilmente atletica anche se lungo 5,1 metri, largo 2, alto 1,6 metri, caratterizzato da un passo 3 metri e dal peso a vuoto pari a 2.197 kg. Dimensioni e massa importanti “svaniscono” alla prima curva tanto è ovvia l’agilità. Parliamo di performances? la Casa del Toro dichiara uno 0-100 km/h in 3”6/10 e velocità massima di 305 km/h. Penserete che sono solo dichiarazioni fatte sulla carta e non possono reggere nel mondo reale. Tranne quando si preme l’acceleratore.

In quel momento tutto il proprio scetticismo si butta sul sedile posteriore. Infatti i dati forniti sono addirittura pessimistici, poiché se avrete la fortuna di guidare una Lamborghini Urus, scoprirete che è facilissimo scendere di un paio di decimi rispetto allo 0-100 km/h dichiarato. E la velocità massima? I 305 km/h, si raggiungono (preferibilmente in pista) con una facilità disarmante. Infatti il SUV di Lamborghini vince la resistenza aerodinamica in modo eccellente e dimostra una stabilità in linea retta con ben pochi confronti.

Ovvio aspettarsi di sentire il peso della “bestia” viste le 2,2 tonnellate, ma…. niente. Trovando un tratto di strada aperto, il cambio scatta verso il basso. Meglio tenersi forte per il forte balzo in accelerazione e concentrarsi perché la performance è altrettanto immediata e impaziente più di quanto ci si aspetti.

Quella spinta pazzesca fin dai bassi regimi

Sulla Urus il powertrain non lotta contro il peso o le tipiche limitazioni aerodinamiche del SUV per far muovere l’Urus e rendere la vettura divertente da guidare. È ferocia pura dal momento in cui si preme l’acceleratore di un paio di centimetri.

Infatti il motore è un 8 cilindri a V di 90° con “lontane parentele” Audi, poiché la parte alta (quella che conta) è stata completamente riprogettata dai tecnici Lamborghini. Alberi a camme, pistoni, valvole, collettori di scarico, turbocompressori e quant’altro sono specifici. La potenza massima è di 650 CV a 6.000 giri/min., ma a impressionare ancor più è il picco di coppia pari a 850 Nm disponibile da 2.250 a 4.500 giri/min.

Facile dimenticarsi che si sta guidando un SUV. La spinta del motore semplicemente pazzesca a partire dai regimi appena oltre il minimo, quanto ci vuole per una vettura dall’anima bifronte del genere, con spiccate doti off road ma anche in grado di “suonarle di santa ragione” in ripresa a velocissime granturismo. 
In pratica, affondando l’acceleratore la progressione è ai limiti del brutale e si interrompe solamente con l’intervento del limitatore elettronico, situato poco oltre i 6.000 giri/min. Il tutto accompagnato da un sound di una cattiveria impressionante. E urla abbastanza forte da far sapere a tutti che stai facendo impazzire qualcosa. Nonostante l’effetto silenziatore dei turbocompressori che qui, molto semplicemente, non esiste.

Brutale ma docile

Anche scegliendo una curva difficile Urus risponde bene. Lo sterzo è molto veloce e reattivo ma è un po’ “Audi”. Certo si ottiene un buon feeling e una grande reattività, ma si è ben consapevoli dell’assistenza elettronica nel processo. Le gomme aderiscono alla perfezione senza dover sterzare in eccesso.

Forse, ad alcuni appassionati di Lamborghini mancheranno le sfuriate a oltre 8.500 giri/min. dei V10 e V12 aspirati che equipaggiano Huracan e Aventador, ma propulsori del genere sarebbero stati impensabili sull’ Urus per il semplice fatto che non hanno la medesima “schiena” ai bassi regimi.

Confermiamo che il motore è molto bene assecondato dal primo cambio automatico con convertitore di coppia nella storia della Lamborghini. L’universale ZF a 8 rapporti che, mai come in questo caso, con i programmi più sportivi inseriti dimostra una brutalità incredibile negli innesti, salvo divenire docilissimo nei setup più confortevoli. Peccato che a rovinare in parte l’idillio tra cambio e pilota, vi siano le palette della funzionalità manuale poste al volante che possono generare confusione nelle rotazioni oltre i 90°. La domanda sorge spontanea: “su una vettura che a listino costa 206.000 euro, non si potevano installare i paddle fissi al piantone come sulle altre Lamborghini?”

Comfort sportivo

Per il resto, l’abitacolo ci accoglie con un mix di esagoni e ottagoni; forme che prendono forma in tutti i dettagli, nei portalattine, nei paddle, nel quadro strumenti e persino nella grafica dello schermo. Inoltre, non possiamo dire con assoluta certezza se un jet ha una plancia simile a quella di una Urus, pero la sensazione è quella di essere in una cabina di pilotaggio.

Anche la parte posteriore è eccellente. C’è spazio sufficiente anche per chi si siede dietro, che oltretutto può usufruire di comfort come un bracciolo con portabicchieri, climatizzatore posteriore e due prese di corrente da 12V. Ma a differenza, ad esempio, di un Range Rover Sport SVR, l’Urus si percepisce come un’auto sportiva adattata con il comfort necessario a una famiglia in viaggio, non un’auto di lusso a cui è stato dato il pedigree sportivo. L’alta linea del finestrino e il tetto spiovente ricordano che non si tratta di un salotto e che il piacere di Urus risiede nel posto di guida.

Anima double face

Guidando al limite l’Urus in pista, sembra di avere a che fare con una sportivissima granturismo solamente poco più alta delle altre. Si ”sentono” la trazione integrale a controllo elettronico, le raffinate sospensioni a doppi quadrilateri deformabili con molle pneumatiche e lo sterzo diretto. Le curve vengono letteralmente “divorate” con la massima precisione possibile. Il tutto a velocità stratosferiche, tanto da farci pensare di essere irripetibili da qualunque altro SUV, a meno di non rischiare stravaganti escursioni fuori pista.

Indubbiamente, che sia una Lamborghini di gran razza ci si accorge subito. A cominciare dalle staccate al fulmicotone, accompagnate da quattro immensi dischi carboceramici, per continuare con gli inserimenti in curva “alla velocità del pensiero” e al mantenimento della traiettoria esemplare. L’agilità nel “danzare” nelle successioni di curve, poi, ha semplicemente dell’incredibile. Certo, in pista l’Urus presuppone una grande esperienza di guida su auto potentissime, non puoi permetterti di dargli del tu così facilmente e fenomeni come il sottosterzo si manifestano solo quando al volante il guidatore non è all’altezza.

E una volta abbandonata la strada a per attaccare un percorso off road, si resta ancora una volta piacevolmente sorpresi. Infatti, selezionando le modalità Terra o Sabbia tra le tante disponibili, il corpo vettura si solleva considerevolmente e gli angoli di attacco, uscita e dosso diventano degni di un vero fuoristrada. E’ innegabile che l’ Urus è una vettura Lamborghini “fino al midollo”. E poco importa che la piattaforma e il basamento del propulsore siano di origini Audi. Quel che conta è il risultato: il SUV più veloce e con la migliore tenuta di strada al mondo.

Motorage.it – La redazione

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