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Soccorso animali: leggi, baruffe, e l’Asl non interviene

  Un classico pasticcio all’italiana. Secondo la riforma del Codice della Strada del 2010, chi investe un animale (con maggiori responsabilità se è un cane) è obbligato a fermarsi per prestargli soccorso. Ma non si specifica il sistema sanitario deputato a intervenire, né chi deve pagare in prima battuta le relative spese mediche. Inoltre l’Asl non ha un numero verde da contattare in caso di urgenza.

Con l’estate torna purtroppo d’attualità il problema degli abbandoni degli animali. Alcune creature vengono lasciate da sole al loro triste destino e, nella peggiore delle ipotesi, rischiano di essere investite per strada.

Quel che è peggio è che nella maggior parte dei casi, chi ha causato l’incidente, non si ferma neppure a prestare soccorso alla vittima. Colpa intanto della crudeltà di certe persone, ma anche di una legge che non chiarisce chi debba subito prendersi carico dei soccorsi e di sostenere le relative spese mediche.

Per esperienza diretta, posso dirvi che Jay Jay è stata investita da un’auto che viaggiava contromano. Il guidatore si è fermato 100 metri dopo perché ha capito che poteva essere stato riconosciuto, ed è rimasto tutto il tempo con le braccia conserte.

Ma sorvoliamo. Il fatto alla radice è che questo “pasticcio all’italiana”, è denunciato anche dall’Associazione Nazionale Medici Volontari Italiani (ANMVI).

 Una serie di contraddizioni.

Partiamo dall’assunto ovvio che chi investe un cane e non lo soccorre è sanzionabile, per legge e per una mera questione etico-morale.

30507597 – dog driving a steering wheel in a racing car

L’art. 31 della legge n. 120/2010, che ha riformato il Codice della Strada, parla chiaro. Chi non si ferma subito è punito con una sanzione amministrativa d’importo compreso tra 389 e 1.559 euro. Stando così le cose, scendere dalla macchina per attivare i soccorsi è un atto dovuto. I problemi però si accavallano, anche dopo. La normativa infatti non chiarisce chi debba intervenire per il soccorso. Non esiste infatti un numero diretto dell’Asl locale o di emergenza da chiamare per richiedere il soccorso dell’animale investito.

Gli interventi sarebbero affidati il più delle volte alla Polizia Stradale o locale. Questo nel caso in cui l’incidente avvenga in autostrada o nel territorio di competenza del Comune. Ma è ovvio che il proprietario del cane, specie se questi appare in gravi condizioni, non guardi in faccia a nessuno e agisca subito per conto proprio.

  Altrimenti…

Altrimenti, tutto viene lasciato all’improvvisazione. Se le forze dell’ordine hanno già un contatto con le unità sanitarie del posto, i soccorsi vengono attivati immediatamente. Con i tempi facilmente prevedibili. Altrimenti occorre chiamare un veterinario disposto a venire su luogo dell’incidente, con tutte le lungaggini che ne derivano. E intanto l’animale sofferente giace sull’asfalto, forse in bilico tra la vita e la morte.

Questo anche perché non è mai stato adottato un decreto attuativo di non secondaria importanza. Esso avrebbe permesso al medico veterinario di derogare al Codice della Strada, nel caso debba andare a prestare soccorso a un animale gravemente ferito. Per esempio nel caso di Jay Jay, investito da un’automobilista che viaggiando contromano non ha osservato il codice della strada.

Pensate, oltre al danno di non essere riuscito a salvare una vita, c’è pure la beffa di poter essere chiamati a pagare una multa.

Pecunia non olet.

La legge lascia inoltre molte perplessità su un altro aspetto fondamentale. Ovvero chi deve pagare la prestazione sanitaria di assistenza all’animale ferito, o addirittura morente.

Perché se l’Asl non interviene, bisogna rivolgersi a cliniche veterinarie private. Ovvio che così facendo, non è lo Stato o l’Asl a doversi occupare dell’intervento e relative spese, ma chi soccorre l’animale. Ovvero, nella quasi totalità dei casi, il proprietario.

Ne deriva che il più delle volte chi investe un animale, preferisce ripartire subito. E se non riconoscibile, lasciare la povera vittima morente sull’asfalto per timore di dover pagare di tasca propria le spese e di dover rispondere alla Giustizia.

Certo, se l’investitore è riconoscibile, il proprietario del cane può (anzi, deve) rivolgersi ad un avvocato per far contattare l’assicurazione dell’investitore. Cosa accade? Di solito l’assicurazione si preoccupa, entro i 60 giorni previsti di legge, di rispondere all’avviso di richiesta danni inoltrato. E se il cane, invece di avere una famiglia, è stato abbandonato sulla strada? Beh, allora vanno tutti “in palla”.

  Il miglior amico dell’uomo. La differenza di non essere soli.

Come spiega l’ANMVI: “L’unica cosa che è cambiata è che la situazione è peggiorata con la normativa, poiché il soccorso agli animali abbandonati e incidentati non esiste. Salvo alcuni Comuni o qualche regione virtuosa, nessuno tra gli enti pubblici ha istituito un servizio di soccorso stradale agli animali incidentati. Al di là della sanzione c’è anche lo scrupolo e l’umanità vorrebbe spingere l’automobilista a fermarsi.

Se il cane è di “buona famiglia”, il rischio maggiore per l’investitore (che deve rispondere in primis delle sue responsabilità) è di lasciare all’assicurazione le diatribe legali. Per il “partner” del cane, o dell’animale, rimane la domanda se siano riusciti a dare la miglior assistenza possibile.

Gli animali investiti, però, a volte non hanno un padrone, e se si salvano finiscono nei canili. Più o meno fortunatamente, fate voi.   

   MotorAge.it Redazione

  

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