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Pedrosa lascia la MotoGP: ritratto di un campione incompiuto

 Dopo 18 anni con la Honda, con cui ha trascorso la sua intera carriera, Dani Pedrosa ha annunciato la decisione di ritirarsi dalla MotoGP. La sua ultima gara sarà a Valencia il 18 novembre. La storia di un campione, a cui è mancata soltanto la gloria iridata.

Una decisione ormai nell’aria ma non per questo meno significativa. Dopo 18 stagioni, Dani Pedrosa ha annunciato il suo ritiro dalla MotoGP. Il pilota di Sabadell lo ha comunicato ai giornalisti prima della conferenza stampa di presentazione del GP di Germania, al Sachsenring.

Non ci sarà dunque il passaggio alla Yamaha Petronas, il team che debutterà il prossimo anno, di cui si è vociferato nelle ultime settimane. Lo spagnolo terminerà la sua esperienza nel mondo delle corse il 18 novembre, a Valencia, ultima gara del Motomondiale.

 Il Mondiale MotoGP il suo cruccio.

Pedrosa ha rappresentato la generazione di piloti spagnoli, in grado di dettare legge nell’ultimo decennio. Duecentottantacinque gare disputate ad oggi, con la prospettiva di allungare a 296 al termine della stagione, condite da 54 vittorie e 153 podi (112 in MotoGP: meglio di lui soltanto Valentino Rossi con 195).

Tre titoli iridati, uno nella classe 125, conquistato nel 2003, e due nella 250, portati a casa nei due anni successivi sempre con la Honda, con cui gareggia ininterrottamente dal 2001 e alla quale è rimasto sempre fedele. Dall’anno d’esordio è inoltre sempre andato a podio in stagione. E dal 2002 termina la stagione con almeno una vittoria. Numeri importanti, da record, che lo annoverano come il miglior esponente di questa disciplina che non ha mai vinto il Mondiale MotoGP. Quello che rimane il suo cruccio più grande.

Se non si fosse infortunato troppo spesso…

Colpa dei tanti infortuni (quest’anno già tre gare saltate), certamente, che ne hanno minato il fisico, prima ancora del morale. La certezza è che Dani avrebbe potuto vincere di più, perché il talento era tutto dalla sua parte. Su di lui le aspettative erano tante, forse troppe. Anche per un carattere freddo come il suo.

Invece, pur offrendo alcune buone prestazioni, non è riuscito a ritagliarsi fino in fondo il ruolo di primo piano che avrebbe meritato, numeri alla mano. Attualmente, con 54 successi, si trova al 7° posto nella classifica all time, alla pari di Mick Doohan. In più  ha raccolto 31 podi nella top class, superando in sesta posizione Kevin Schwantz.

Non sapremo mai come sarebbe andata a finire senza i numerosi interventi chirurgici, l’ultimo quello alla mano destra dello scorso aprile. Sta di fatto che la gloria e gli onori sono andati tutti ai suoi vari compagni di team: il compianto Nicky Hayden, Casey Stoner e, da ultimo, il pluridecorato Marc Marquez. A lui sono rimaste soltanto le briciole. E dal prossimo anno la Honda ha scelto di voltare pagina  scaricandolo, in favore di Jorge Lorenzo.

 Zero rimorsi.

Così Pedrosa ha commentato la sua scelta in conferenza stampa. ”È una decisione molto complessa– ha detto – questo è lo sport che amo, ma nonostante le buone opportunità sento di non vivere più le gare con l’intensità che mi contraddistingueva prima e ora nella mia vita ho altre priorità. Sono stato fortunatissimo a vivere questa esperienza di cui sono felicissimo: ho avuto una vita incredibile, ho vinto gare e mondiali, ma purtroppo non quello della MotoGP a causa di alcune circostanze, ma ho sempre dato il meglio. In fondo ho realizzato il sogno che avevo da piccolo, da quando vedevo le gare in tv. Gli infortuni di certo hanno avuto un’influenza in questa scelta perché non ti consentono di essere sempre al top. Ora vivrò al meglio il resto della stagione, dando il 100%, ma ora mi sento un po’ più leggero dopo questo annuncio”.

 Un salto nella leggenda.

Il CEO di Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha invece proposto che ”sia nominato leggenda della MotoGP in una cerimonia che si terrà a Valencia”. E questo “anche per il suo comportamento esemplare, che dovrebbe essere un esempio per tutti”. Tanti colleghi, da Rossi a Marquez, hanno poi voluto rendere l’onore delle armi a colui è stato definito come “un esempio” e “un eroe per tutti i ragazzini che si avvicinano a questo sport”.

Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro

 

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