Citroen Méhari: 50 anni di allegria
Compie 50 anni la vettura da spiaggia (e non solo) unica, originale e tra le più amate di tutti i tempi. Il primo esemplare di Mehari vide la luce nel maggio 1968 [VIDEO]
Nata da un incidente
Robusta, pratica e dalla linea sbarazzina, la Citroen Méhari nasce in piena epoca della contestazione giovanile. Risale al 1968, infatti, l’esordio di questa vettura tra le più apprezzate del Double Chevron. Il successo commerciale, infatti, è tale che ne varranno prodotti 45.000 esemplari in vent’anni; mica male per un modello che, nonostante le origini utilitarie, è pur sempre di nicchia per dirla con il linguaggio moderno.
Vettura completamente aperta, con la possibilità di montare un tetto in tela, la Méhari ha una carrozzeria nata dall’intuizione di un industriale, Roland Paulze d’ivoy de la Poype, che immaginò un telaio in ABS. Quest’ultimo, acronimo di Acrilonitrile Butadiene Stirene, è un materiale plastico rigido, capace di assorbire urti anche consistenti senza rompersi, facilmente plasmabile, resistente, che può essere colorato con tinte lucide e brillanti. All’epoca, De la Poype è titolare della SEAB, azienda che utilizza la plastica per le sue realizzazioni, un prodotto che rivoluziona il mondo. La SEAB ha tra i suoi clienti anche Citroen e De la Poype trova logico dotarsi di una flotta di veicoli commerciali Citroen. Un giorno, una delle furgonette Citroen AK della SEAB esce di strada, finendo in una scarpata e ribaltandosi più volte.
Fortunatamente il guidatore ne esce integro, mentre la vettura è danneggiata ma non irrimediabilmente. Conseguentemente, De la Poype fa staccare la scocca dal telaio e la sostituisce con una struttura in plastica costruita da lui stesso. Così nasce la Méhari, la prima della stirpe, che De la Poype presenta personalmente a Pierre Bercot, Presidente e Direttore Generale della Citroen di allora. Bercot risponde deciso: “interessante, la commercializzeremo”. Di rimando De la Poype chiede: “Quante devo produrne?” “Nessuna, risponde Bercot, le costruiremo noi, voi siete già in ritardo con le normali forniture. Chiaramente vi pagheremo il brevetto”.
Tutti i colori dell’allegria
La carrozzeria della Méhari nasce dunque così, dall’intuizione di un industriale che immagina un telaio Citroen, con le sue eccezionali doti stradali, su cui montare dei tubi di sostegno leggeri, nonché la carrozzeria composta da pannelli facilmente rimpiazzabili. Pannelli colorati nella massa in sede di fusione con tinte brillanti e resistenti, difficile da rompere e facile da riparare. Un’auto buona per tutto, sia ovviamente per andare in spiaggia en plen air, ma anche per viaggiare in città grazie a una copertura in tela. La Mehari aveva preso il nome da una razza di dromedari famosi per la resistenza e la velocità e aveva il telaio, e le sospensioni della Dyane. E naturalmente il motore bicilindrico boxer praticamente indistruttibile. Motore dalle note rotonde e inconfondibili che ha segnato un’epoca di spensieratezza e allegria, quella della Méhari pronta sempre ad arrivare su nuove spiagge.
Gian Marco Barzan