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Italiani e Informazione: nuove preferenze vogliono nuovi equilibri

 Più della metà degli italiani si informa su Internet, ma serviranno controlli e serietà per evitare che la fiducia vada in crisi.

A valutare ricerche e sondaggi circa il connubio tra “italiani e informazione”, alcune realtà sono abbastanza chiare. Nella media i dati avvalorano, nel bene e nel male, tendenze in via di evoluzione. Il dominio delle notizie è ancora detenuto dagli schermi delle TV. Ma c’è anche da considerare che per l’informazione più di due italiani su tre ormai utilizzano la Rete per leggere i giornali e acquisire informazioni, di qualsiasi natura. Con la moda, l’automotive e la cucina (complice forse il food-street) si piazzano ai piani alti delle preferenze digitali.

Anche nel 2017, dunque, la televisione rimane il canale di informazione più consultato. E infatti risulta frequentato quotidianamente, in media, dall’79,5% delle persone intervistate. Ben il 52,8% afferma invece di informarsi ogni giorno attraverso i siti Internet. E la quota dei conquistati dall’on-line sale a oltre il 71% quando si tratta di siti specializzati attenti anche alle news, mentre il 39% lo fa normalmente anche attraverso la radio. Parallelamente, è calata al 22,5% la quota di coloro che mantengono l’abitudine di rivolgersi ai quotidiani per il proprio sapere.

Cioè ben poca cosa se si tengono da conto i margini di errore statistico.

 La TV comanda ma con Internet in piena accelerazione. 

Nel 2015, un rapporto Demos-Coop proprio sul tema “Gli italiani e l’informazione” vedeva la TV in cattedra con l’82% di persone che ne segnalavano una frequentazione giornaliera per fini informativi. Colpiva anche in modo chiarissimo la continua crescita del web, visto che la metà degli italiani (49%) già dichiaravano la Rete quale fonte abitudinaria per leggere i magazine e giornali. Stabile o in positivo (38%) si confermava la compagnia delle radio. Il 26%, infine, dimostrava il peso gravante sulla carta dei quotidiani.

Il fatto che si stia assistendo a cambiamenti significativi, lo si comprende bene allungando lo sguardo poco più indietro, a 7-8 anni fa. Rispetto ad allora, infatti, la televisione mantiene lo scettro di leader, ma comunque con un calo di oltre 5 punti. Cedimento simile ma che risulta ben più gravoso per i giornali quotidiani di carta stampata.

Il ricorso alla radio è molto meno sballottato e riesce a mantenere le posizioni. Di fatto, il solo  servizio media a crescere con regolarità per diffusione nel sistema informativo, è appunto Internet. Nel 2007, utilizzato, ogni giorno, dal 25% degli italiani (intervistati). Da oltre il doppio oggi.  La distanza rispetto alla TV del 2007 risulta, più che dimezzata: da oltre 60 punti a neppure 30.

 Gossip, cronaca mondana e automotive svettano sul web.

Certo, l’informazione è cambiata, anche nella sua natura. Il mondo digitale non solo è a portata di mano, anzi, portatile. Il “cliente” delle informazioni può essere non solo fruitore distaccato della notizia, ma anche elemento attivo. Grazie alla condivisione e interazione, l’utente può  partecipare, dibattere, influenzare l’opinione. E tutto sommato con modesta censura.

Come dicevamo, il settore della cronaca mondana funziona un po’ come il gossip e viene seguito quasi in modo virale. E questo anche se non tutti ammettono di farlo. L’enogastronomia sta vivendo un periodo d’oro. Di certo il più energico dell’ultimo secolo per la moltitudine di idee e varianti in campo. Chef e cuochi occupano pure il web, e a volte anche eventi di cucina itinerante con veicoli personalizzati (come abbiamo visto su MotorAge) si ritrovano protagonisti.                                             

 “Operazione Ordine”: deve crescere anche la credibilità.

Il problema di attualità che le multinazionali e i poteri forti vogliono che ci si ponga davanti, i media come i blogger, è semmai quello delle “Fake News“. Le “false notizie”, potenzialmente pericolose nel minare le reputazioni o nel modificare opinioni pubbliche. A volte create ad arte, che sia per finalità politiche, industriali o finanziarie, incluso l’obbiettivo bieco di impennare il numero di “visitors“, di utenti e commentatori. Ma in questi casi, oltre agli internauti sono anche la legge e chi vigila che devono far percepire la loro attenzione.

Si parla da un po’ di voler creare campi di distinzione che facciano riconoscere siti e operatori media “ufficializzati”. Perché, ricordiamo, un Direttore Responsabile, Giornalista reale, deve rispondere di ogni pubblicazione, in sede civile e penalmente.

In questa operazione, personalmente mi trovereste d’accordo, per questioni di etica e professionalità, e anche nel settore della pubblicità si farebbe un po’ più di ordine.

 Più professionalità, ma lasciando viva la “sharing power”.

Tutto ciò, dalle Fake News che si insinuano più o meno volutamente nell’informazione di alto profilo e a tutto quanto segue, è comunque già accaduto in altri sistemi di informazione tradizionali. Il web ha in più la velocità e l’espansione, e per questo avrebbe bisogno di controlli più fitti e confini di autorevolezza meglio tracciati. A un patto però: e cioè che qualunque operazione di protezione non vada a ledere il valore originario di Internet, la condivisione del sapere con tutto il mondo.    

 Tra carta al macero, PDF ed Edicole on-line.

Giusto per ricordare un passaggio storico, era il 2013 quando l’Ads, la società di Accertamenti diffusione stampa, ha pubblicato, per la prima volta nel nostro paese la classifica dei quotidiani elettronici secondo la diffusione “a pagamento”. I dati erano tuttavia già sconcertanti per la pochezza dei numeri di acquisto. Il Corriere della Sera, primo quotidiano italiano per vendite digitali (40.612) risultavano molto vicine a quelle del concorrente Repubblica. (37.800). Terzo quotidiano per vendite digitali, la Gazzetta dello Sport, con 14,5 mila copie, seguito da Il Fatto quotidiano (quasi 10 mila copie), un giornale che però sin dall’inizio ha puntato sul futuro dell’editoria 2.0.

Una convivenza forzata. Accade così che i giornali in carta stampata, minacciati dalla loro versione in pdf scaricabile, vedono drasticamente ridotta la propria copertura. Ma per mantenere i “sussidi dello Stato” con una sufficiente diffusione, sono disposti a stampare cinque, anche dieci volte le vendite. Tutto il resto va al macero.

I servizi e le potenzialità del web intanto aumentano. E ormai è facile creare anche la propria Edicola on-line.

A proposito, un piccolo appunto. Da questo mese, MotorAge.it propone i pdf scaricabili (gratis) su tutti gli articoli, mercato, economia e industria, cronaca, novità ecc. ecc. Grazie a voi.

 Redazione MotorAge.it  | Fabrizio Romano

 

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