MotorAge New Generation

Jaguar E-Pace 2.0 300 CV HSE AWD: impressioni di guida

Il compatto SUV della Casa di Coventry è affascinante, ben rifinito, sicuro e pratico. Inoltre, come da migliore tradizione del Marchio britannico, ci si può divertire al volante.

Il successo non tarderà a manifestarsi

Sicuramente l’ E-Pace diventerà il modello di gran lunga più venduto nella storia della Jaguar. Affermiamo questo alla luce sia delle caratteristiche intrinseche eccellenti della vettura, sia in considerazione dei prezzi che partono dai 36.800 € per la versione d’attacco 2.0d. Senza dimenticare come il mercato dei SUV di ogni genere sia più che mai florido, tanto da coinvolgere appieno case come la Jaguar che fino a pochi anni or sono mai avrebbero pensato a modelli del genere. Stilisticamente, il Jaguar E-Pace mostra una linea ancor più sportiva rispetto al “fratello maggiore” F-Pace. Infatti, le ispirazioni alla supercar F-Type sono più di una a cominciare dal taglio dei fari anteriori, per continuare con il look dei gruppi ottici posteriori e culminare con la stessa leva del cambio e il medesimo volante.

Quest’aria da SUV granturismo prosegue anche riguardo l’altezza da terra non eccessiva, considerando la categoria della vettura. L’abitacolo per parte sua sfoggia materiali e finiture di primo livello; per certi aspetti la qualità percepita è ancor superiore rispetto all’F-Pace. Ottima l’abitabilità per quattro persone, mentre il passeggero centrale non viaggerà nel massimo della comodità ma tutto sommato non si potrà lamentare.

Il peso è indubbiamente elevato

Abbiamo provato il Jaguar E-Pace in versione con motore 2.0 turbo a benzina da 300 CV, nell’allestimento HSE, associato alla trazione integrale. Consultando la scheda tecnica ci siamo accorti di come il peso a vuoto sia elevato, ossia la bellezza di 1.894 kg. A titolo di confronto, il più grande F-Pace con la medesima motorizzazione ferma l’ago della bilancia a 1.770 kg in virtù della struttura in alluminio, notoriamente più leggera dell’architettura in acciaio dell’E-Pace. Al riguardo, ci aspettavamo per l’ultimo nato l’adozione della medesima piattaforma dell’F-Pace, ma invece i progettisti della Jaguar hanno optato per quella del Range Rover Evoque. Ciò comporta un peso superiore, nonché il collocamento del motore trasversale anziché longitudinale come al contrario avviene su tutte le altre vetture di Coventry.

Motore all’altezza della situazione

Con i suoi 300 CV, il motore 2 litri a benzina turbocompresso dell’E-Pace riesce comunque, nonostante il peso elevato, a imprimere un’accelerazione 0-100 km/h in appena 6”4/10. Elevata la velocità massima dichiarata di 243 km/h. Alla prova dei fatti, tale motore è silenzioso e rapido nel salire di giri e non mostra ritardi della sovralimentazione nemmeno pigiando repentinamente a fondo l’acceleratore. Gradevole, specialmente considerato il frazionamento a soli 4 cilindri, anche il sound. Il cambio per parte sua è l’automatico ZF a 9 rapporti che si distingue più per il comfort di marcia che per la velocità di esecuzione. In modalità manuale, infatti, non è certo un “fulmine di guerra”.

Sterzo fantastico, maneggevolezza un po’ meno

Diciamo subito che l’E-Pace dispone del miglior sterzo presente attualmente sulla gamma Jaguar. Si tratta, infatti, di un comando diretto ma senza eccessi e soprattutto caratterizzato dal giusto carico in ogni situazione. In altre parole, uno sterzo che “dialoga” costantemente con il pilota facendogli percepire istante per istante l’esatto comportamento delle ruote anteriori. Riguardo il comportamento nelle curve, la maneggevolezza è leggermente penalizzata da un lieve ritardo nel trovare l’appoggio e a volte il sottosterzo si fa sentire.

Quest’ultimo è dovuto molto probabilmente all’adozione di un semplice schema sospensivo McPherson all’avantreno. Però non altrettanto efficace nel recuperare camber rispetto al più raffinato layout a quadrilateri deformabili dell’F-Pace. In sostanza, per quanto potrà sembrare strano, l’E-Pace non garantisce lo stesso piacere di guida dell’F-Pace nelle curve. Ma si prende una rivincita per lo sterzo migliore. E poi la trazione integrale, pur non essendo raffinata come quella del “fratello maggiore”, invia quando occorre la coppia al retrotreno e contribuisce in modo determinante a una stabilità da 10 con lode.

Gian Marco Barzan

Exit mobile version