Disastro Ducati a Phillip Island. Le mani di Marquez sul titolo
E’ finito a Phillip Island il sogno Mondiale MotoGP di Andrea Dovizioso. In Australia il pilota della Ducati non è mai stato in partita regalando vittoria (e di fatto il titolo) a Marc Marquez.
Marquez e la Honda vedono ora vicinissima la riconferma sul tetto del mondo MotoGP. A due gare dalla fine il vantaggio da gestire è di +33 punti su Dovizioso, il forlivese in Ducati. Per l’aritmetica del sesto titolo iridato (quarto nella classe regina), l’appuntamento è il 29 ottobre a Sepang, in Malesia. In sostanza, al Cabroncito basta non perdere più di 7 punti dal rivale. A meno che non gli piombino meteoriti in testa, lo può perdere solo lui.
L’eredetà di Stoner rimane nel cassetto.
Si sapeva che la tappa australiana sarebbe stata decisiva per le sorti del campionato. Una tappa alla quale Andrea Dovizioso si presentava con il morale a mille dopo il successo di Motegi, strappato dalle mani di Marquez al fotofinish. La corsa ha però mostrato i lati più scuri degli alti e bassi della Ducati che, seppure cresciuta esponenzialmente nell’arco di questa stagione, forse non è ancora pronta a vincere fino in fondo.
Troppi i passaggi a vuoto accusati dalla Desmosedici, pur in mezzo ai tanti successi che hanno permesso al team di Borgo Panigale di cullare il sogno di rivivere l’epopea Stoner. Sogno che per ora rimane nel cassetto. Peccato, perché se il Mondiale è stato bello e avvincente fino alla fine, il merito è anche del Dovi e del suo team, che hanno l’obbligo di riprovarci l’anno prossimo.
Dovizioso non recupera, ma Valentino c’è…
Come in Giappone, il forlivese partiva dalle retrovie, da un 11° posto eredità di un’altra qualifica complicata. Stavolta il miracolo della rimonta non è riuscito, anzi. Il ducatista precipita in ventesima posizione già al secondo giro andando lungo su una curva.
In queste condizioni, rimontare diventa arduo anche per un pilota da gran talento come Dovizioso. Il quale in volata perde altre due posizioni, battuto anche dalla Pramac di Redding, e si piazza soltanto 13°. Una resa amara e che ha tutta l’aria di essere definitiva per la stagione.
Risorgono invece le Yamaha. In tal senso, sorride più di tutti Valentino Rossi, che torna sul podio 52 giorni dopo l’infortunio. Il “Dottore”, secondo, precede sul traguardo il compagno di team Vinales e Zarco del team Tech III in una domenica finalmente felice per la casa di Iwata, in un’annata avara di soddisfazioni.
Valentino ottiene il suo 191° podio nella top class, il 17° sul circuito australiano, dove ha vinto otto volte. Numeri da record per il pilota di Tavullia che a febbraio compirà 39 anni ma si è buttato a capofitto in una lotta in pista carica di emozioni, con colpi degni del suo repertorio.
Combattimenti a Phillip Island.
Pronti, via e Miller brucia tutti, seguito da Marquez e dalle Yamaha. E’ un fuoco di paglia perché dal sesto giro è bagarre per il vertice. Zarco e Rossi si alternano al comando, ma dietro si forma un gruppo di arrembanti piloti racchiuso in 1” che comprende anche Crutchlow e Iannone (poi 5° e 6°). Anche Vinales va in testa, mentre Marquez decide saggiamente di aspettare e lasciar sfogare le Yamaha prima di cambiare marcia, a quattro giri dal termine. Il Cabroncito vola al comando e si prende la sesta vittoria stagionale. Molto probabilmente quella decisiva per un titolo che attende ora soltanto di essere tenuto tra le mani.
Andrea Sicuro