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Toyota C-HR 1.8 Hybrid: Il paradigma dell’originalità

Che Impressione! Caratterizzata da uno stile coraggioso e fuori dagli schemi, la nuova Toyota C-HR irrompe nell’affollato segmento dei crossover compatti. Per veste e contenuti hi-tech, il successo non dovrebbe farsi attendere.


Il bello di andare controcorrente
Nel panorama automobilistico attuale è molto difficile creare un’auto stilisticamente originale, “fuori dal coro” e immediatamente riconoscibile. Sono diverse, infatti, le variabili che rendono questo compito assai difficile; una su tutte la necessità di ottemperare alle sempre più stringenti normative di sicurezza.

In altre parole i margini di manovra degli stilisti sono decisamente ristretti, ma ciò non impedisce di creare talvolta qualcosa di assolutamente inedito come la Toyota C-HR, crossover che si distingue dalla massa in virtù della linea audace, un sapiente alternarsi di forme nette e bombate che cattura lo sguardo dei passanti. Non peraltro al volante della C-HR sovente ci è capitato di essere affiancati al semaforo da altri automobilisti incuriositi, che ci hanno domandato di che auto si trattasse, del prezzo e quale tipo di motorizzazione vi fosse.

Abitacolo coerente
Anche nell’abitacolo della Toyota C-HR non manca certo l’originalità, come si evince da aspetti come la plancia bassa e a sviluppo orizzontale, il pratico tasto per il freno di stazionamento e la particolare forma delle bocchette di climatizzazione. Quanto all’abitabilità, questa è molto buona per quattro persone. Sorprende favorevolmente lo spazio in altezza per i posti dietro, nonostante vi sia il tetto fortemente discendente.

Giudizio differenziato, invece, riguardo la visibilità che è ottima anteriormente e ai lati, ma decisamente scarsa posteriormente. In pratica, per effettuare la retromarcia è inutile guardare attraverso il lunotto ma ci si deve affidare esclusivamente alla retrocamera o tutt’al più agli specchietti retrovisori esterni. Impeccabile, infine, la qualità globale di realizzazione come da lunga tradizione Toyota.

Sotto sotto c’è la Prius
La motorizzazione della Toyota C-HR oggetto del test è la medesima della Prius, basata quindi su un propulsore 1.8 16 V a benzina da 92 CV, associato a una unità elettrica sincrona a magneti permanenti da 72 CV. Conseguentemente, la potenza massima di sistema è pari a 122 CV; valore che permette prestazioni discrete: 0-100 km/h in 11”, a fronte della velocità massima di 170 km/h. Ma non sono certo le performance la priorità della C-HR, quanto il consumo molto basso di carburante. Al riguardo, la Toyota dichiara un valore medio nel ciclo combinato di 3,6 litri per 100 km. A contribuire a tale risultato vi è il propulsore elettrico, il quale può lavorare in tandem con il motore a benzina “alleggerendone” i compiti, oppure da solo quando si “accarezza” l’acceleratore. Situazione quest’ultima frequente nell’utilizzo cittadino.

Difetti? Sarà che ci siamo abituati bene ai sistemi doppia frizione o alle evolute trasmissioni automatiche con convertitore di coppia, fatto sta che il cambio a variazione continua della C-HR appare un po’ superato a causa del suo “effetto elastico”. Impeccabile, infine, il comportamento su strada caratterizzato da rollio e beccheggio contenuti e da un moderato ma costante sottosterzo che fa sempre percepire l’aderenza a disposizione, anche ai guidatori meno esperti e smaliziati. In sostanza, promuoviamo a pieni voti questo nuovissimo crossover di Toyota.

Gian Marco Barzan

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