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Ducati Scrambler Icon – Test della più anticonformista tra le Ducati

Il Ducati Scrambler, nella versione Icon pur ispirandosi agli stilemi degli anni Settanta, sprizza modernità da tutti i “pori”, a cominciare dalle sue dimensioni che sono state studiate per renderlo accessibile qualunque sia la stazza del motociclista, grazie alla lunga sella in grado di ospitare confortevolmente anche il passeggero.

Ogni particolare dello Scrambler Icon è curato con attenzione, come il forcellone dal design assolutamente moderno e gli scarichi che ricordano quelli delle moto naked Ducati. Ci sono poi le “guance” applicate ai lati del serbatoio che sono state realizzate in alluminio spazzolato; sono intercambiabili per poter essere personalizzate. Lo scarico corto e l’unghia del parafango posteriore danno compattezza alla moto, così come le maniglie del passeggero nascoste nelle aperture nella parte posteriore della sella. La forma del proiettore circolare, rivisitata in chiave moderna, gioca un ruolo di primo piano nello stile dello Scrambler. La tecnologia utilizzata per il faro di posizione, quando è acceso, ricorda l’effetto del nastro che negli anni Settanta veniva applicato sui fari delle moto offroad per difenderne l’integrità. Anche il design del tappo del serbatoio carburante, sul quale è riportata la scritta “born in 1962”, è ripreso dal sistema di chiusura del serbatoio dello Scrambler degli anni Settanta, come la chiave che, inserita nel blocchetto di accensione, richiama il design del commutatore delle luci del passato.

 
La strumentazione dello Scrambler è costituita da un elemento singolo circolare sistemato sopra il faro sul lato destro. E’ completamente digitale e ha la scala dell’indicatore dei giri motore, anche questa ispirata al tachimetro dello Scrambler anni Settanta, posizionata nella parte bassa dello strumento. Con l’aumentare dei giri motore i Digit si accendono in senso orario, da destra verso sinistra. La strumentazione è dotata anche di due contachilometri (parziale e totale), indicatore livello benzina (trip fuel), termometro per la temperatura dell’aria e orologio. Ci sono anche le spie che rilevano la riserva carburante, la pressione dell’olio motore, l’efficienza degli abbaglianti e degli indicatori di direzione, l’utilizzo dell’immobilizer e del fuori giri del motore.

 
Il cuore dello Scrambler di nuova generazione è il mitico motore desmodromico derivato dal bicilindrico Monster 796, con sistema di richiamo delle valvole, nel quale la valvola di aspirazione e quella di scarico vengono chiuse meccanicamente con una tecnica che consente una precisione analoga a quella della fase di apertura. Tutti i modelli Ducati ne sono dotati, comprese le moto che gareggiano nei campionati mondiali Superbike e MotoGP. Il bicilindrico dello Scrambler però è stato progettato per privilegiare la regolarità di marcia e la fluidità dell’accelerazione a ogni regime. Il telaio è nello stesso tempo elegante ed essenziale; è a traliccio tubolare d’acciaio a doppia trave superiore, abbraccia il motore e si prolunga fin sotto la sella con doti di rigidezza da vera Ducati.L’impianto frenante è Brembo con sistema ABS Bosch a due canali escludibile nel fuoristrada.
Lo Scrambler ha dimostrato il lato migliore: il suo ruolo di prima moto per un neo motociclista, che può contare su una maneggevolezza e una sicurezza difficilmente rilevabile su altre moto, in quanto si guida come se fosse una bicicletta, tanto più che il suo sound non ha nulla di sportivo, come del resto il largo manubrio, che sembra le antenne di un insetto, che aiuta a dare concretezza alla guida e la lunga sella, bassa e con un’imbottitura da fare invidia alla poltrona di casa (nasconde un vano che può contenere una tuta anti-pioggia), sulla quale si viaggia da pascià. Mentre il peso contenuto (180 chilogrammi), il baricentro basso e gli pneumatici leggermente tassellati assicurano momenti impagabili di divertimento.

 
Forse, in tema di sospensioni, Scrambler Icon accusa una certa “ruvidità” di funzionamento della forcella e del mono: la forcella, pur assorbendo bene i colpi, manifesta un certo nervosismo specie in compressione, nel senso che le asperità vengono spesso subite in modo nervoso, cosa che si trasformano spesso in picchi fastidiosi per pilota e passeggero.
La ciclistica dello Scrambler è ottima, ma il motore è il primo attore e all’andatura codice imposta sulle autostrade lo è ancora di più, rendendolo perfetto per un pubblico giovane che può vivere le sue avventure senza tanti problemi di guida e patemi d’animo, tanto più che può contare su consumi contenuti: 15,5 km/litro. Il comando del gas è particolarmente sensibile e quindi richiede una certa dolcezza nel dosare la potenza che si scarica con immediatezza fin da 2000 giri/minuto per poi salire con una progressione regolare e piena fino a 6000 giri/minuto. Normale è il funzionamento della frizione, ottimo quello del cambio a sei marce, straordinario quello dell’impianto frenante.

Una moto giusta insomma che piacerà sopratutto a giovani, ma strizza anche l’occhio con la sua semplicità ed essenzialità all’utenza femminile sempre più conquistata dal mondo delle due ruote.

Gianni Montani

LA TECNICA DELLA DUCATI SCRAMBLER ICON
   •    motore: bicilindrico, distribuzione desmodromica, due valvole per cilindro, raffreddamento ad aria, iniezione elettronica, cilindrata 803 cc, 75 CV a 8250 giri/minuto, 68 Nm a 5730 giri/minuto
•    cambio: sei marce
•    trasmissione: primaria a ingranaggi, secondaria catena, pignone, corona
•    frizione: multidisco a bagno d’olio
•    telaio: traliccio in tubi d’acciaio
•    sospensioni: anteriore forcella Kayaba, posteriore mono-ammortizzatore
•    freni: anteriore disco da 330 mm, posteriore a disco da 245 mm
•    capacità serbatoio carburante: 13,51 litri
•    peso in ordine di marcia: 180 kg
•    misure: lunghezza 2,100 m, larghezza 0,845 m,
altezza 1,150 m; passo 1,445 m
•    accelerazione 0 – 100 km/h: 5”2/10
•    velocità massima: 190 km/h
•    consumo medio: 15,5 km/litro
•    prezzo: 8.240 euro

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