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Il Baharain rivissuto da Ferrari

“Kimi’s Back” è questo il commento della Scuderia Ferrari per riassaporare un altro importante podio.

Il Genio è italiano, ma poi serve qualcuno che lo traduca in risultati e stavolta è Kimi più che Seb a fare la differenza. I dubbi si accomodino alla porta perché l’uomo di ghiaccio, questa volta, non si scioglie neppure nel caldo del deserto.

Un asse italo-finnico che porta alla Scuderia il quarto podio su altrettante gare. Bello che, se Vettel trova la sera stonata e non va oltre il quinto posto, con tanto di pit-stop fuori programma per sostituire il muso danneggiato in un’uscita, ci sia Kimi pronto a braccare la Mercedes (anzi, “le”) recuperando quasi 20” in quindici giri, scavalcando Rosberg, in crisi di freni, al secondo posto, mentre il box esplode come i fuochi artificiali che dipingono il cielo.

E con le nostre orecchie abbiamo sentito anche chi afferma che se ci fossero stati ancora un paio di giri a disposizione, forse tre, il pilota sarebbe riuscito a braccare anche Ham.

Strategia azzeccata a condizioni di pista ben diverse da quelle del venerdì, quando si prova la gara.

Il lavoro di squadra, visto dai box, sembra un timelapse di tranquillità accelerata. Il pepe lo mette Kimi quando urla nella radio all’indirizzo dei doppiati, o chiede delucidazioni sulla tattica di gara. Un introverso che diventa (suo malgrado?) personaggio in un mondo di finti protagonisti.

Certo che, a vederlo uscire dal circuito la sera col berrettino con visiera in bolla, i bermuda neri, i calzini bianchi, lo zaino a tracolla e una pallina di gomma da far rimbalzare, sembra più un personaggio uscito da un fumetto manga.

Personaggio magari “strano”, ci diciamo, ma pur sempre un personaggio.

Non ci rimane che aspettare il prossimo appuntamento in Spagna, a Barcellona, sul circuito di Catalunya.

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