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“Che fine farà la Lancia?”

Tra progetti interessanti e ambiziosi relativi ai singoli brand, slide spettacolari e citazioni filosofiche, al Fiat Chrysler Investor Day 2014 svoltosi il 6 maggio nulla è trapelato in merito alla Lancia. Questo “silenzio assordante” equivarrebbe, il condizionale è d’obbligo, al de profundis per l’ex Casa di Chivasso o, tutt’al più, al suo ridimensionamento come marchio riservato esclusivamente all’Italia. In tal caso, l’unico modello prodotto rimarrebbe la Ypsilon, vettura riuscita e di successo ma che di fatto relegherebbe Lancia a una sorta di Autobianchi di lusso.

 La strada impervia dei rebadging

 Nel 2010 i vertici Fiat sottolinearono giustamente il parallelismo tra Lancia e Chrysler, due Case prestigiose la cui storia e mission appaiono molto simili. Purtroppo, però, l’asse Torino-Detroit giudicò sufficiente cambiare stemmi, calandra, dettagli interni e introdurre nuovi motori per trasformare la Chrysler 300 in Lancia Thema, nonché la Chrysler 200 Convertibile in Lancia Flavia. In altre parole, operazioni di rebadging che non hanno attecchito a livello di vendite smentendo una volta per tutte il motto “poca spesa tanta resa”. Come se non bastasse la Thema, vettura comunque riuscita e costruita secondo criteri qualitativi che molte Lancia del passato “si sognavano”, è stata proposta esclusivamente con propulsori 3 litri di cilindrata e a partire da 190 CV. Tutto questo nel Segmento E, dove perfino la Jaguar realizza un 4 cilindri 2,2 litri da 163 CV per la XF. Discorso diverso, invece, per il Voyager che con il rebadging Lancia continua ad avere un suo pubblico di affezionati.

 Una Casa dalla grande storia

 In tutto il mondo, gli appassionati di automobili sono ben consci del prestigio e delle innovazioni introdotte nel tempo da Lancia. Basti pensare al primo motore V6 in assoluto, frazionamento inventato dall’ingegner Di Virgilio per l’Aurelia e ancora oggi utilizzato da molte vetture di prestigio dai marchi e nazionalità i più diversi. E sempre l’Aurelia, più precisamente la B 20, fu equipaggiata con la sospensione posteriore a Ponte De Dion vent’anni prima rispetto all’Alfa Romeo Alfetta. Senza dimenticare la collaborazione tra Lancia e Ferrari che diede vita, nel corso dei decenni, a modelli come la D50 di Formula 1, la Stratos, la LC2 del Mondiale Sport Prototipi

e la Thema 8.32. Tutte vetture con i relativi motori realizzati dal Cavallino Rampante. E come poter dimenticare gli svariati Mondiali Rally vinti, di cui sei consecutivi con la Delta HF? Quest’ultima, poi, nella versione Integrale Evoluzione Stradale teneva testa in accelerazione alle coeve Ferrari, mettendo in campo, inoltre, una tenuta di strada ancora oggi proverbiale. In sintesi, questi sono solo alcuni capitoli dell’importante storia Lancia, ma ve ne sarebbero molti altri come le “migliori attrici non protagoniste” nel cinema; due su tutte l’Aurelia B24 de “Il Sorpasso” con Vittorio Gassman, nonché la Gamma guidata forsennatamente per le strade di Parigi da Alain Delon in “Pour le peau d’un flick”.

 Il potenziale c’è ancora

 In sostanza, Lancia ha alle spalle una grande storia ma potrebbe ancora dire la sua, proponendosi come alternativa alle varie Infiniti, Jaguar, Lexus e, perché no, Mercedes- Benz. Proprio ora che con Fiat Chrysler si “apre un’immensa prateria” di architetture, motori, cambi e tecnologie più in generale, si potrebbe ad esempio “rispolverare” un must del Marchio torinese come la trazione integrale, introducendola su berline e coupé eleganti dallo stile specifico. Il tutto senza entrare minimamente in conflitto con i modelli Alfa Romeo, a quanto pare vero e proprio asso nella manica del Gruppo italo americano per il futuro. Certamente, prima di chiudere una gloriosa Casa come Lancia (o farla soffrire d’inedia) occorrerà riflettere ulteriormente: 108 anni di storia non si cancellano così dall’oggi al domani.

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