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Boom: Ducati in vendita per un miliardo di dollari

 Il costruttore italiano, che fa capo alla famiglia Bonomi, si prepara a vendere a un Gruppo internazionale per una cifra pari al triplo dell’investimento iniziale. Fra i potenziali acquirenti anche Volkswagen e BMW.

 La notizia bomba è di questa mattina. Andrea Bonomi, presidente del Gruppo di private equity Investindustrial, in un’intervista rilasciata al quotidiano economico Financial Times ha dichiarato che la Ducati è in vendita per una cifra vicina al miliardo di euro.
“Ducati è ora una società perfetta – ha dichiarato Bonomi – ma per un’ulteriore crescita richiede il supporto di un partner industriale di rilevanza mondiale. Questanno lavoreremo per trovarlo”.

 Quotazione in borsa rimandata – Già nel 2012 Investindustrial aveva incaricato Deutsche Bank, Banca Imi e la Goldman Sachs di sondare il terreno per una possibile quotazione in Borsa della Casa di Borgo Panigale sul mercato di Hong Kong. Ma ora, anche in virtù queste ultime rivelazioni, l’ipotesi più probabile sembra proprio la cessione a un costruttore rivale o, ancora meglio, a un grande Gruppo automobilistico. Qualora l’operazione andasse in porto, infatti, ci sarebbe una spinta decisiva verso l’internazionalizzazione del marchio.

 I Gruppi interessati – Lo stesso Bonomi ha poi accennato all’esistenza di Gruppi asiatici, europei e americani già interessati all’acquisto. Secondo le prime indiscrezioni, fra i nomi ci sarebbero anche l’indiana Mahindra, la BMW e la Volkswagen che, a differenza dei primi due, non possiede un reparto dedicato alle due ruote. Nessuna notizia, invece, sul possibile interessamento di Mercedes, che recentemente aveva presentato la sua SLS AMG Roadster in contemporanea alla Ducati Streetfighter 848.

 Ottimi risultati – L’elevato interesse per Ducati è ovviamente correlato al suo ottimo stato di salute: lo scorso anno Casa italiana ha raggiunto il 10,5% del mercato globale delle moto sportive, l’8,5% in più rispetto al 2010, mentre il fatturato è cresciuto del 20%, per una cifra vicina ai 480 milioni di euro. Positiva, secondo il Financial Times, anche la situazione dei debiti, pari a 1,7 volte i suoi utili prime d’interessi, svalutazioni e ammortamenti. In pratica “un livello basso rispetto a quello di molte società nel portafoglio di gruppi di private equity”.

André Rossi
13/02/2012 – 18:35

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