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Tragedia alla Dakar: prima tappa, primo decesso

 A pochi chilometri dal via Jorge Martinez Boero ha perso la vita in una rovinosa caduta e la Dakar continua a scatenare polemiche

 “Auguri a tutti. Grazie per i vostri messaggi, sono pronto a dare tutto. Ciò che non uccide, ci rafforza”. Questo l’ultimo messaggio che Jorge Martinez Boero ha postato su Twitter poco prima della partenza. La Dakar, si sa, è una vera e propria sfida con la natura e con sé stessi, dove la volontà e la determinazione, assieme a un’insaziabile passione, contano di più della bravura.

 Fatalità… – Ma a Jorge Martinez Boero, che di passione, come altri “colleghi”, ne aveva da vendere, tutte queste qualità non sono bastate. Il 38enne motociclista argentino era partito in sella alla sua Beta RR 450, quando, a una cinquantina di chilometri dal via è caduto sbattendo su un tombino. Inutili gli immediati soccorsi e il trasporto in elicottero all’ospedale di Mar del Plata: il forte trauma alla testa e al torace, con conseguente arresto cardiaco, gli sono stati fatali.

 “E’ una tragica fatalità”, dicono in molti, “poteva capitare a chiunque”… Fatto sta che è avvenuta ancora una volta durante quella che è stata definita “corsa maledetta”, per l’alto numero di vittime che ha mietuto dal 1979, anno della nascita, a oggi.

 Polemiche – “Il Sud America è più sicuro dell’Africa”, si ripeteva, anche pensando alla morte del nostro espertissimo Fabrizio Meoni, caduto dalla sua KTM in Mauritania, lui che di Dakar ne aveva vinte due. Ma già nel 2009, primo anno di gara nel nuovo continente, Pascal Terry fu trovato privo di vita tre giorni dopo essere scomparso in Argentina. E ora, alla lunga lista di piloti, copiloti, meccanici, giornalisti, organizzatori e spettatori, si aggiunge il nome di Boero, che lascia la moglie e una bambina di due anni. E le polemiche continuano inesorabili.

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