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Dakar 2012: un sogno – una follia

 La competizione 4×4 per definizione, ha preso il via tra le calde spiagge di Mar del Plata in Argentina, il primo giorno del nuovo anno, come consuetudine. Nell’edizione 2012, molte sono state le novita’, ad iniziare dall’ingresso di un nuovo Paese, come il Perù, dove la competizione e’ giunta a conclusione dopo due settimane davvero impegnative.

 Il totale dei mezzi iscritti – camion, auto, quad, moto – e’ stato di 517, di cui 27 italiano. Non certo un numero da record, ma pur sempre un numero impressionante, senza dubbio il piu’ alto nell’ambito delle competizioni 4×4.

 A testimonianza di cio’ abbiamo avuto modo di raccogliere diverse storie, di equipaggi provenienti da ogni parte del mondo, il cui sogno era quello di partecipare e concludere la Dakar, la gara piu’ dura, piu’ forte, e avventurosa allo stato puro.

 Dopo due giorni di verifiche tecniche e amministrative alla base navale di Mar del Plata, la prima tappa ha portato i concorrenti lungo il mare, per una prova speciale sulla spiaggia sull’Oceano Atlantico, una prima tappa segnata da un tragico incidente, che ha sconvolto tutti i partecipanti, in particolar modo quelli su due ruote. Da Santa Rosa, attraverso San Rafael, San Juan, Chilecito, Fiambala’, al primo confine tra Argentina e Chile.

 Le prime sei tappe, sono stata estremamente interessanti, piuttosto impegnative e soprattutto non prive di problemi tecnici, che hanno causato l’abbandonio di diversi partecipanti.

 Il primo equipaggio italiano ad lasciare la competizione e’ stato quello del Nissan Tecnosport di Maurizio Traglio, le cui motivazioni non sono ben precise. Mentre buona proseguiva la performance del R Team, con ancora tutti e tre i Pajero in gara, e ovviamente anche il camion.

 Gli equipaggi con i colori del R Team era composti da Totani Silivio e Tito; Marco Zucchi e Claudio Busseno; Stefano Marrini e Matteo Barga alla loro prima esperienza.

 La tappa numero sei, da Fiambala’ a Copiapo’ e’ stata neutralizzata, causa le condizioni metereologiche, che hanno visto la chiusura di parte del tracciato della prova speciale, per neve! Ebbene si, la Dakar ferma per la neve, sembra una contraddizione, ma il percorso sulle Ande, raggiunge altitudini di tutto rispetto, siamo sui 4700 metri, e la neve c’è. Il tracciato attraverso Laguna Verde e il Passo San Francisco sono luoghi affascinanti: colori caldi e contrastanti. Ma il tempo e’ poco, bisogna raggiungere non solo il Chile, ma il bivacco ed il C.O. per preparare la tappa che portera’ tutti al giorno di riposo a Copiapo’. Riposo, si fa per dire, poiché tutti lavorano alacremente sui propri mezzi per affrontare la seconda meta’ della competizione, altri 5200 km dei 9200 km previsti, e non sono mancate, le difficolta’; percorsi su sabbia, in montagna, sulle spiagge, piste, pietraie, fiumi in secca; per raggiungere Antofagasta, Iquique, Arica attraverso il Deserto di Atacama, ed entrare in Peru’, anche se la partenza della prova cronometrata viene spostata di 49km.

 Nasca, terra patrimonio Unesco, per le Linee sulle colline che raffigurano forme di animali ed alberi risalente all’era Inca, e’ il penultimo stop e bivacco, prima di raggiungere Lima e il Podio in Plaza des Arma.

 La partecipazione di pubblico, in questa manifestazione, non ha eguali, in tutti e tre i Paesi, ad ogni stazione di rifornimento, ad ogni incrocio, i tifosi erano li, presi a salutare e sventolare bandiere.

 Il podio di Lima e’ stato conquistato dai francesi sia per le moto, con Ciryl Despres, sia per le auto con Stephan Peterhansel e la sua Mini, mentre quello dei camion e’ andato a De Rooy con il suo Iveco. Per quanto concerne gli equipaggi italiani, il primo classificato tra le moto e’ stato Alessandro Botturi con la sua KTM della scuderia Bordone-Ferrari.

 Tra le auto il titolodi miglior italiano va ai Totani con il loro Pajero R Team, infine per quanto riguarda i camion, il sesto posto assoluto e’ stato quello di Miki Biasion su un camion Iveco-Petronas. Tutte le classifiche dettagliate sono presenti sul sito www.dakar.com

Mario Ravaccia

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17/01/2012 – 17:33

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