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R8 da scoprire col V8 palestrato

 L’Audi R8 Spyder propone da pochi giorni il motore V8 4.2 FSI, unità alternativa al poderoso V10 5.2 da 525 CV. Tale V8 vanta parecchie soluzioni derivate dalle competizioni, permettendo alla scoperta biposto di Ingolstadt un’accelerazione 0-100 km/h in 4″8/10. Tempo quest’ultimo ottenibile sia con la configurazione a cambio manuale, sia scegliendo la trasmissione elettroattuata R tronic. Velocità massima di 299 km/h.

 Il 4.2 FSI è realizzato con le medesime specifiche utilizzate per la R8 coupé, ma con la potenza massima che raggiunge 430 CV, dieci in più rispetto alla versione chiusa. Da notare che al regime nominale di 7.900 giri/min., gli otto pistoni a corsa lunga (alesaggio x corsa 84,5 x 92,8 mm) percorrono 24,1 metri al secondo, un valore che rimanda alle vetture da gara. La coppia massima di 430 Nm viene erogata tra i 4.500 e i 6.000 giri/min., mentre almeno il 90% della spinta è disponibile tra i 3.500 e i 7.500 giri/min. Ne deriva un motore particolarmente elastico, con il plus dell’evidente “cattiveria” agli alti regimi che accontenta i guidatori più spregiudicati.

 Il compatto V8, assemblato completamente a mano presso lo stabilimento di Gyor (Ungheria), presenta la classica angolazione dei cilindri a 90° e pesa solamente 216 kg. Il basamento è costituito da una lega di alluminio-silicio colata in conchiglia a bassa pressione; una procedura che porta a ottenere particolare uniformità. Inoltre, l’elevato contenuto di silicio rende le canne dei cilindri particolarmente resistenti.

 L’alimentazione è quella con l’iniezione diretta di benzina FSI, uno schema ormai tipico delle Audi che in tale caso inietta il carburante a una pressione massima di 120 bar. Il sistema di lubrificazione a carter secco, munito di serbatoio separato, ha permesso di montare il propulsore in posizione ribassata, garantendo nel contempo l’approvvigionamento di olio al motore anche in condizioni di estrema accelerazione laterale. Condizioni raggiungibili in pista, dove la R8 Spyder può far valere le doti del suo telaio, assecondate dalla riduzione dei pesi che la scocca in alluminio comporta.

 In questo discorso dinamico di altissimo livello si inseriscono anche le sospensioni a doppi triangoli sovrapposti, nonché la trazione integrale permanente quattro. Quest’ultima vede una netta preponderanza di coppia al retrotreno, consentendo un handling notevole e una guida quasi da trazione posteriore. Da parte sua il programma di stabilizzazione ESP, unitamente al controllo antislittamento, è impostato per non penalizzare la guida sportiva e può essere disattivato completamente, anche se si riattiva automaticamente quando si esagera a sfidare i limiti della fisica.

 Se si vuole proprio perfezionare ulteriormente il quadro dinamico, si può richiedere il sistema di ammortizzazione adattivo Audi magnetic ride. Questi utilizza campi magnetici all’interno degli ammortizzatori idraulici, per regolare la loro risposta alle condizioni della strada in millesimi di secondo, adattandoli allo stile del pilota (qualcosa di simile al sistema delle Cadillac cattive).

 Nell’estetica la R8 Spyder rimane di una bellezza invidiabile, con la raffinata capote elettrica in tela che non implica compromessi stilistici, tipici al contrario di molti hard-top ripiegabili. Oseremmo affermare che la R8 Spyder riesca a diventare ancor più affascinante della R8 coupè, il che francamente è tutto dire.

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